Mio padre il lettore ha detto camerista: non con cameriera mio padre il lavoratore ha ricordato Assunta, e il mondo per come lo conoscevo è in un istante finito.
Ogni poesia sovrapposta ad altra ad altre: questa, che mio padre la spia ha scoperto mischiando d’istinto due piani, in un piano malamente sovrapposto a una prima copia di se stesso. Vedo lo scarto: come un’ombra attraverso carta trasparente intorno a ogni lettera che mi suggerisce il doppione; nella scopa due carte non occupano mai esattamente la stessa superficie sul tavolo: ora vedo la carta la carta e il tavolo, guardo mio padre la distanza perdere senso come una parola ripetuta troppe volte e poi è il mio turno… e questo sfogliare che credevo finzione dei libri – così crede mio padre il bugiardo – è uno sfogliare identico e altro che credevo finzione del vero – così credevo io mal sovrapposto a mio padre a me stesso alla carta alla carta al tavolo a una poesia di un coso con due gambe.
da “Volevo fermarmi a tre righe ben scritte” (Gorilla Sapiens Edizioni 2019).