da I GIORNI QUANTI (48)

IL GEOMETRA, SOTTO IL PICCOLO PERO, È ATTRATTO DALLE GROSSE PERE. Lo capisci da quell’attimo in più in cui ha posato loro gli occhi sopra, distogliendoli dai paletti di vertice e stazionamento. Ne prenda qualcuna gli ho detto. Sembrano melloncini, mai viste pere così grosse. Belle di fuori ma di dentro. Il contenuto non corrisponde quasi mai al contenente. Comunque le prenda, le provi, può darsi sia solo una questione di gusto. Ne prenda almeno una. Ma, con mia meraviglia e fastidio, ne prende una facendo saltare il picciolo. Che resta sconsolato e insensato a pencolare nel vuoto. Piricuddo lo chiamava mio suocero: e sembrava la parte più divertente della pera. Improvvisamente il geometra diventa il professore Rigoli del racconto di Gabriello: un giorno Gabriello all’esimio storico ed etnografo una preziosa e unica sopravvissuta copia di un’antica pubblicazione di William Galt, alias Luigi Natoli, per un saggio che l’esimio stava elaborando. Gli fu riconsegnata tempestivamente ma, quale non fu lo sbigottimento di Gabriello (che pure non è un bibliofilo) nello scoprire il libro copiosamente graffiato da sottolineature di biro, di lapis rosso e blu, mordaci come gli spruzzi e i tic di naso dell’esimio o del sussidiario dell’ultimo della classe.

I TIC DI NASO DELL’ESIMIO. Si riferiscono a un naso proboscidale che sembra fare parte a sé rispetto al corpo cui è attaccato. Naso nasone. Una volta mi è capitato di conoscere un naso broccolo che, ogni volta che ci penso, mi chiedo se non fosse un broccolo a forma di naso. Viola. Sul Naso Broccolo, sul Naso Altri Tempi, sul Naso Souflé… occorre… oportet enim… Grünewald.

Eppure il naso dell’esimio e la parlantina intelligente del geometra mi piacciono, li perdono, non valgono queste loro cadute.

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