da I GIORNI QUANTI (91)

Non è una bella ragazza. Però passa per bella. E sculetta perché sente che passa. Né posso dirle nulla. Nulla infatti di lei mi raggiunge. Nulla, da un po’ di tempo mi raggiunge. È questo. C’è questo con cui fare i conti. Nemmeno la musica, da un po’ di tempo, mi raggiunge. Un bel culetto che passa neppure. Tutto mi sfiora senza raggiungermi, mi attraversa senza farsi sentire. Delicatamente, e io ho sempre odiato le delicatezze. C’è questo: pomodoro, aglio e basilico. Il resto non c’è. Il piacere, per esempio. Per questo ora mi piscio addosso. Per sentire, per capire perché non mi arriva più niente. Piscio asciutto. E poi? E poi non basta cambiare mestiere, cambiare padre e madre. Cambiare è l’ultima sciocchezza che posso tentare, quella che mi stroncherà.

“E poi dedico quanto segue al vecchio Schumann e alla dolce Clara che oggi sono ossa, pietà di noi! Mi dedico al rosso intenso scarlatto come il mio sangue di uomo adulto  e mi dedico quindi al mio sangue. Mi dedico soprattutto agli gnomi, ai nani, alle sifilidi e alle ninfe che popolano la mia vita. Mi dedico alla nostalgia della mia antica povertà, quando tutto era più sobrio e più degno, e io non avevo ancora mangiato aragoste.” Clarice Lispector

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