Multietnico, pluriespressivo, paranomasico a dir poco, talmente fuori dagli schemi da disegnare un periplo e rientrarvi dagli estremi, Deriso (1941 – 2003) è stato il fondatore dell’anarcologicismo. In polemica con i metodi della filosofia analitica anglosassone e influenzato da pensatori talmente sconosciuti che nominarli sarebbe un affronto al buon costume, il disassemblamento anarcologico dei saperi/sapori procede per salti vocalici, allitterazioni, metafore confuse ed enigmi. Individuato un prodotto culturale di qualche tipo, dal quadro alla rivista di moda, l’anarcologicista procede ridicolizzandolo con giochi di parole e canzoncine per spingere a galla la struttura ideologica che lo sottende e poterlo dunque riportare alla sua origine litica privato delle affettazioni cancerotiche attribuitegli dalla cultura dominante. Con le parole di Deriso medesimo “il disassemblamento anarcologico è l’assembramento paraplegico del rassodamento di un’archeologia primigenia”, o ancora “scaltrosamente anacronistico, l’anarcologo sonda le porosità dell’immaginario follicolare con l’abuso di metastrumenti speculativi.” Confuso e strampalato al punto di non poter essere confutato se non da sé stesso per l’incomprensibilità delle sue proposizioni, fu per un certo periodo buffone di corte al Collège de France. Si racconta che Foucault amasse fargli penzolare una carota davanti agli occhi con un bastone per poi star a guardare, assieme ai suoi amici, come lui tentasse di sondarne l’intrinseca contraddittorietà ontologica. È riportato anche che Gilles Deleuze abbia tentato, caso più unico che raro, di incalzarlo sulle sue tesi per spingerlo ad abiurare e che Deriso, dal canto suo, abbia risposto con muggiti e gesti volgari. Ciò nondimeno, nel corso della sua carriera accademica scalò a due a due i gradini del successo e arrivò ad ottenere la cattedra (creata a tavolino con tutte le cautele perché potesse sedervisi) al celebre collegio. Elevatosi al di sopra dei colleghi, ad oggi ha numerosi discepoli e seguaci che infestano le aule ai quattro angoli del mondo diffondendo e difendendo le sue strampalate stupidaggini. La sua inclusione in questa rassegna, dunque, è da in tendersi più come giudizio dell’autore che della storia. Confido tuttavia che il futuro che ci spetta giustifichi tale scelta editoriale.
dal Manuale di filosofia fantastica (Link, 2022)