DUE GIORNI (3)

lunedì

 

raccolta l’uva americana insieme a P. un filare di vite sul ciglio di un terrazzamento. l’uva tagliata attira le vespe.

 

trovo G sotto la trapunta nella camera buia. illumino la camera aprendo la porta. le dico che sono le dieci e mezzo, risponde con un filo di voce. la porta di casa rimane aperta. l’aria si riscalda. qualcuno discute in cucina.

 

zia E sbuccia gli acini d’uva e se ne scusa, perché non è troppo educato. non sente bene, le piace parlare di sé. adesso si trova in giardino dove ha spiccato gli acini d’uva americana dai graspi.

 

le undici. scende il cane.

appoggia il muso sul divano. aspetta che batta la mano sui cuscini, salta su e si accuccia accanto a me. penso: il più forte dei cani e il più debole degli uomini. penso che sono debole mentre giocano a quel gioco noioso.

 

in cucina odore di uva fragola.

 

il mio ozio.

 

scende a piedi nudi. infila le scarpe di gomma. riempie una tazza di latte caldo poi esce in giardino a prendere un po’ di sole. da dove mi trovo posso osservarla senza essere visto. perché l’interno della casa è in ombra. mi sono seduto sulla sedia a dondolo e un raggio di sole mi ha scaldato le gambe.

 

una passeggiata in paese. la sagra. uomini in costume antico suonano flauti di pan, figuranti ballano un ballo elegante. la sagra della zucca e della castagna.

guardo le gambe di G, distesa al sole sulla sedia sdraio. J e C distesi sul prato. non so bene cosa fare.

vedo J e C seduti che guardano qualcosa.

attraverso il boschetto fino alla strada. nel campo sportivo sono allestiti i tavoli. coda all’ingresso. la loro inattività mi agita.

 

E pulisce gli spinaci raccolti nell’orto. M e P sono saliti in cima al bosco a raccogliere le castagne. ho fame. qui però mangiare è un attimo. è sufficiente apparecchiare.

 

la mia coscienza.

 

il giardino è terrazzato. occupa una porzione del fianco di questa montagna. ci sono abeti e pini. e dietro la casa un platano. dove c’è la roccia sporgente.

 

il cielo è chiaro velato dalla foschia. il bosco ha i colori autunnali. soffia vento fresco.

 

attraverso la finestra sbarrata vedo un quadro diviso in riquadri per le proporzioni. J si è alzato e C è distesa, i piedi rivolti da questa parte. il balcone ripara le piante accanto alla porta di ingresso. poi J siede accanto a lei. chiude gli occhi e offre la faccia al sole. sul balcone sventolano piccole bandiere colorate. i colori sbiaditi dalla luce.

si baciano e si stringono con le braccia sollevate.

 

al sole il bianco della felpa di C mi abbaglia.

 

finito di pranzare. dentro casa con J. il camino è acceso. appena caricato di un grosso tronco. gli altri in paese. quando mi ha chiesto di andare e ho rifiutato G non ha saputo nascondere la sua delusione. il sole da questa parte è andato via. al suo posto l’ombra fredda. indossiamo le giacche, e uno scialle beige.

G ha i piedi nudi nei sandali di gomma. quando si alza dice, ho i piedi gelati. corre in casa a infilare un paio di calze.

le ho guardato le gambe quando era addormentata sulla sdraio. le ho guardate dalla finestra al primo piano e quando passavo per il giardino. E era seduta poco più in là. eravamo rimasti soli.

 

M viene ultima con un sacchetto pieno di castagne. quando E le dice che l’abbiamo invitata e lei non è voluta venire, M si altera e risponde dura che lei fa quello che vuole. la vecchia tace. mangiamo spaghetti, bresaola, formaggio, lardo e pane.

 

qui è ombreggiato, invece dall’altra parte della valle il sole splende. fa ancora freddo, nonostante il sole ci abbia scaldati durante il giorno. il tempo è passato veloce. ho guardato il fuoco, un buon impiego di tempo, l’illusione di impiegarlo bene.

 

le mie dita odorano di legna e di fumo. dopo che ho caricato il camino. J non se ne occupa, steso sul divano.

sto ascoltando ligeti.

 

il cane dorme sotto il camino. agita le zampe posteriori malate. la cartilagine si assottiglia. sono disarticolate.

 

colpi di fucile. due alla volta echeggiano in valle. qualcosa del capodanno adesso. l’orologio suona le diciassette. sono stanco.

 

sono rimasto solo in questi giorni.

 

ho letto poche righe del vangelo secondo gesù ieri notte. una lettura che mi ha affaticato. ho chiuso il libro e dopo avere spento la luce sono rimasto sveglio a guardare nel buio. la trave del soffitto e il lucernario. poi ha bussato ed è entrata. ho buttato le gambe giù dal soppalco. ha chiuso la porta e sono rimasto qualche minuto al buio. in attesa che gli altri andassero a dormire.

 

racconta che questa notte dopo avere pisciato sentiva freddo. è venuta qui e ha tirato il cassetto del camino, che aumenta il tiraggio. il fuoco è divampato. è rimasta stupita a guardarlo per mezz’ora.

 

di notte ho mangiato un pezzo di lasagne che era nel frigo. a pranzo M ha detto che questa sera mangeremo gli avanzi di ieri e una frittata di spaghetti avanzati che a nessuno piace.

 

nell’orto ho raccolto qualche foglia di basilico. le piante erano mangiate e macchiate. ho preso due foglie e le ho messe in bocca.

 

G ha chiesto i fazzoletti da naso a E che le ha dato un fazzoletto di stoffa. l’ho vista sputare per terra. diceva che la disgusta sputare ma che doveva farlo.

 

seduti a tavola intorno al gioco. litigano e solo M può dire chi ha ragione. alzano la voce. penso alla nostra mediocrità. guardo il fuoco nel camino. aspetto che finiscano poi mi alzo e salgo in camera. mi spoglio, salgo sul soppalco e mi stendo a luce spenta.

 

quando G si è alzata posso sentire il rumore dei suoi passi sul soffitto.

 

forse desidera avere una voce il cane.

 

il sole illumina la cima della montagna. qui gli alberi sono opachi.

 

tornati dalla gita in paese. dice che è piena di vin brulé. ha comprato una torta di castagne che appoggia sul tavolo.

adesso stacca le foglie dai fiori potati. porta i guanti bianchi da lavoro. quando si piega scopre la base della schiena. il suo modo di camminare rigido, maschile.

dal balcone cerca di prendere con un bastone il ramo di una pianta troppo cresciuto. quando lo ha preso lo lega al parapetto.

 

il piacere di vederla da lontano perché sembra un maschio molto giovane.

 

il sole è andato via. rimane la luce del giorno.

 

ravviva il fuoco.

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