DUE PAROLE SUL MEETING AMBIENTALE (11)

In tutto vengono estratti tre protocolli. Il ragazzo alto si fa avanti per esaminarli – le sue mani lattiginose ondeggiano sui faldoni in una sorta di conta – muove le dita salmodiando parole incomprensibili – “È questo!”, esclama a un certo punto. Afferra sicuro uno dei tre protocolli mentre gli altri vengono rigettati nella vasca – assoluto silenzio in sala, pubblico in attesa. Con gesti misurati apre il faldone e dal suo interno estrae a caso dei documenti – rumore di fogli scartabellati che frusciano e si stropicciano. Il ragazzo legge a voce alta il loro contenuto: “Finché i nostri progenitori hanno vissuto in piccole comunità nomadi il concetto dell’inquinamento è rimasto limitato. Con l’invenzione dell’aratro e la pratica dell’agricoltura le popolazioni da nomadi si sono trasformate in stanziali e il problema dell’abbandono dei rifiuti è diventato quel gran cazzo per il culo che tutti conosciamo…” Mentre legge gli altri ragazzi gli girano intorno, in una danza di movimenti serrati che mimano il morso dei mamba – membra che scattano snelle sotto la spinta dei nervi – gesti fulminei si alternano a saltelli.

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