È istruendo rituali assurdi che si placa l’ansia perenne di manifestarsi in qualche forma… di tra feste immobili e disgrazie mobili si consuma l’arco dei giorni perduti… tanto, affermano, lui (chi?) faceva lo splendido e noi non volevamo ballare… non accettavano i discorsi soporiferi nutriti di parole carnivore che si autodivoravano… Me pari dimolto scrauso, diceva il pischello al poeta stradarolo che ruminava frasi d’accatto e versicoli irridenti (e un poco deficienti)… la materia organica che si disfaceva era il terreno di coltura dei più insaziati vizi… dai cumuli di immondizia putrefatta spiravano miasmi venefici… lungo il cammino c’erano i venditori di paccottiglia e quelli che esibivano il proprio sottovuoto mentale strepitando e insultando chiunque gli passasse accanto…