“Fenomenologia dello spionaggio” Di Gaetano Altopiano

Certezze incrollabili mi suggeriscono che una certa Organizzazione cospiri alle nostre spalle. Basta salire in autobus, prendere il giornale o anche entrare in un Bar: occhi che ci scrutano, discorsi che si interrompono, sempre quell’ammiccare e quei mezzi sorrisi carichi di ambiguità. Ma cosa vogliono? Perché guardano di continuo? Cosa si dicono sottovoce? A volte mi controllo la giacca, scuoto i pantaloni, mi guardo nel primo specchio cercando qualcosa che magari possa non andare. La cravatta, un ciuffo di capelli, un foruncolo spuntato all’improvviso. Ma è tutto a posto. E allora? Esco dalla toilette e capisco: sono spioni. Informatori prezzolati. Infami. E sono ovunque. Non sono pazzo, che credete, ma sano, sanissimo e ben piantato per terra. Svolgo una professione ordinaria, ho moglie, figli, e vivo a Roma (la vecchia capitale, prima del colpo di stato militare). Quartiere ex-Prenestino.

    

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