FIGLIO, NIPOTE, NUDITA’ MIA

Non c’è millimetro quadrato della sua pelle che adesso non cerchi di avere ragione. Capita sempre più spesso che una zona del sincipite, o del naso, la pensi in maniera differente dal tallone, da un qualunque dito o dalla pianta del piede; o che un lembo della coscia, o della spalla, decidano proprio il contrario di quanto abbia deciso il palmo della mano. Generando antipatiche discussioni. È il caso di un’acne appena esplosa. La faccia  – e solo la faccia – si è esposta in prima persona, tentando un richiamo sessuale da cui il resto della sua epidermide dissente considerandolo inefficace. Ma tipiche di quell’organo, ormai, sono la fantasia fine a sé stessa e la contraddizione. E dunque. Dovreste vederlo mentre si guarda allo specchio rivolgendosi agli angiomi, ai peli orripilanti e ai fibromi peduncolati: come fossero gattini che vorrebbe ammaestrare. A uno fa fare un salto. L’altro lo costringe a ballare. A uno strappa pugni di pelo arruffato, chiamandolo figlio mio, nipote mio, nudità mia.

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