La notte rende nuda la bocca, la libera dai suoi inutili fracassi.
E la bocca diventa un inventario di cose attendibili, una lente da cui guardare le figure che partecipano alla somiglianza. La poesia del cervo letta con il tono basso, un mormorio.
La sollecitazione che porta alla piccola morte. Gli occhi aperti, con identica rapidità, senza sosta. Si perde ogni segnale, ritorna quel vecchio sogno infantile
Gli occhi registrano un cambio di direzione, l’isola non è più reale.
Le parole uscite dalla bocca hanno partorito il sangue.
Brusco risveglio, il tonfo della caduta. L’asina di Balaam e la pianura illuminata.
Dormono severi i fantasmi della frammentazione ma l’acqua è sorella e contiene