Non voglio un vestito di larve. L’ago affonda nella carne, la trapassa da parte a parte.
Le città sembrano balene e le certezze sono racchiuse in pochi attimi.
La nostra è una complicità che esiste prima nel pensiero; non c’è bisogno di fare troppo rumore. Ti confesso una cosa nell’orecchio: un tempo sono stata una ragazza, una tigre, un uccello marino, una dea con mille mani e penetranti premure
Ogni anima ha un suo al di là personale, ha scritto Bachelard.
Il bosco silenzioso, il bosco muto e la neve anche allora intatta – un ricordo su una pagina casuale. Ma oggi è estate e la neve è la traccia di una stagione ormai lontana.
Interruzione. Le rotte marine e la quiete dei pesci. Forse un sogno?
Sono una bambina tutta labbra e scapole. È questo il tempo del dicibile di Rilke?
Quando parli non dici il nome delle cose, io penso al fuoco. Eppure non esiste una ragione lineare – – Dal grande al piccolo, come per gli animali, è la pelle.
Solo dopo, poi, la semina nel buio