Tra le molte attività che possiamo adempiere la domenica, una delle più venerabili è ricordarsi dei propri santi e di cercare di passare un po’ di tempo in loro compagnia, aggirando le circostanze che il presente domenicale ci impone con il suo dolente spleen. Se tuttavia non abbiamo santi saranno i gatti ad alleviarci la giornata e se niente gatti, saranno sufficienti i loro succedanei cartacei. Per esempio Christopher Smart, un poeta abbastanza noioso del Settecento inglese, ormai poco letto, la cui gattiera è un singolare componimento poetico legato a Jeoffry, e Charles Bukowski che appalesò Beethoven umano-ugualo a un gatto:
“Voglio considerare il mio gatto Jeoffry. / E’ servo del Dio vivente e lo serve ogni giorno com’è suo dovere. / Al primo sguardo alla gloria di Dio nell’Oriente lo prega a suo modo. / E lo fa girando intorno sette volte con elegante sveltezza. / Poi fa un balzo per ricevere l’odore muschiato, che è la benedizione di Dio sulla sua preghiera. / E si rotola scherzosamente per farlo penetrare. / Avendo fatto il suo dovere e ricevuto la benedizione prende a considerare se stesso. / E lo fa in dieci punti. / Primo si guarda le zampe davanti per vedere se sono pulite. / Secondo scalcia all’indietro per farsi posto. / Terzo si allunga stendendo le zampe davanti. / Quarto si affila gli unghielli sul legno. / Quinto si lava. / Sesto si voltola dopo le abluzioni. / Settimo si spulcia per non essere disturbato nel lavoro. / Ottavo si stropiccia contro un palo. / Nono guarda all’insù per avere istruzioni. / Decimo va in cerca di cibo. / Avendo considerato Dio e se stesso considera il prossimo. / Se incontra un altro gatto cortesemente lo bacia. / Quando acchiappa la preda vi scherza per darle una possibilità di salvezza. / Grazie ai suoi giochi un topo su sette si salva. / Compiuto il suo lavoro del giorno comincia la sua occupazione più appropriata. / Perché di notte egli osserva la veglia del Signore contro l’Avversario//”.
“lei fischia e batte le mani / per chiamare i gatti / alle 2 del mattino / mentre io sto qui seduto / con il mio vino e il mio / Beethoven. / saranno in giro le / dico… / Beethoven sbatacchia le sue ossa / maestosamente. / e a quei dannati gatti / non importa / proprio / niente di niente. / e / se gliene importasse / non mi piacerebbero / neanche / un po’: / le cose cominciano a perdere il loro / valore naturale / quando si avvicinano / alle faccende / umane. / non ho nulla contro Beethoven: / se l’è cavata fin troppo bene / visto quello che / era / ma non lo / vorrei / sul mio tappeto / con una gamba / sopra la testa / intento / a / leccarsi / le palle.//”
Un miagolio ci seppellirà.
infatti, ne sanno tanto più di noi che sapranno certo come farci scomparire: “solo / stasera / in questa casa /solo con / 6 gatti / che mi dicono / / senza / sforzo / tutto quello che c’è / da / sapere.//” Ch.Buk.