Rileggo quello che ho scritto il 26 giugno. Poi l’11 agosto. Poi nel 20.014. Poi basta. Nel mezzo scopro di essere stato aggredito da un migliaio di assassini. Tutti dimenticati. E che a ogni glaciazione sono seguite due migrazioni. Ma quando? Fumo la pipa, scalfisco la roccia, mi scaldo con sterco di dinosauro e scrivo la mia prima parola: io. Lei stira le pelli di capra e mette in asciugatrice la sua foglia di fico, sillaba una poesia di cui capisco soltanto: “sputa dal tuo balcone” e “in queste condizioni”. Poi leggo “All’asilo nido si mangia col sistema dinamico” e “Pyongyang annulla un evento perché non ha i soldi per il riscaldamento (si tratta di una cisterna di gasolio)”. E come perfezionista trovo da ridire su tutto. Ma è come profeta che divento accomodante. Vanno così le cose, le ripeto. E disegno il terzo bue sulla parete.
GLI ASSASSINI
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x96
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