Di Rabbi Shelomoh che passò la lunga sua vecchiaia coi piedi sepolti nella terra siccitosa d’un antichissimo oliveto.
Radici gli scaturirono dai piedi. Raggiunsero la sepolta vena d’acqua, s’intrecciarono a radici d’altri olivi, a pietre sepolte che pronunciavano la lettera aleph e forse possedevano i segreti dell’Inizio.
Uccelli felici si posavano nella barba e nelle chiome di Rabbi Shelomoh, piogge di molti inverni incrostarono di calcari in fantastiche forme il viso dell’uomopianta.
Sua moglie, che scendeva ogni giorno fino all’oliveto per nutrirlo con miele e per recargli notizie dalla comunità, gli leggeva le pubblicazioni più recenti della filosofia, della medicina, dell’astronomia.
Gli uccelli gli suggevano il miele dalle labbra, i bambini venivano a giocargli intorno, ne ascoltavano le fiabe che felice narrava.