Per chi, agli sgoccioli d’Ottobre,
già saturo di profili urbani,
sgomita tra vortici di ruote
e accessi obliqui di raccordi,
come nastro crespo che mostra la cimosa,
c’è un lido romano sbaraccato:
cartolina d’epoca
fustellata e stinta
che si fa fotogramma
d’uno speciale corto privato.
Con le vecchie Superga, per i lacci, a spalla,
scalzo, gli short arrotolati,
t’abbrivi quest’oggi, abbrividendo un poco,
anche tu, amico mio,
e t’incanti al tacito scivolare
di quattro tavole a remi
in mano a sirenette adamantine
e al dondolio di una bilancia per mitili
segnalata a riva dal secchio vuoto
in fiduciosa attesa.
Incontriamoci all’altezza del “Miraggio”
dove spicca il pennone delle mète deluse,
dove i quadri deluxe che sfilano
sul nostro cristallino opaco
farebbero sorridere il battitore d’asta.
Ma che conta!
Possiamo sempre campire su rena
un dada di conchiglie e di sassi
e poi disfarlo nella risacca,
tanto a noi basta …l’occasione
ché accoglie una sillaba di sole
anche se al tramonto.