INIVITO A CENA

Quando mia madre invitò a cena i Parlanti noi protestammo battendo i piedi e arricciando i capelli. Ma non ci fu verso e quelli si presentarono immediatamente, nel cuore della notte, con i cucchiai in mano. Prego, disse mio padre inchinandosi fino a terra, entrate e prendete posto, è tutto pronto per voi. I Parlanti non si fecero pregare e così iniziò il penoso banchetto. La loro arte è ben nota, del resto, e anche quella sera si diedero da fare, con occhi spenti e mani d’acciaio. Noi ragazzi guardavamo atterriti quei loro cucchiaioni roteare nell’aria e schizzare minestra dappertutto. Uno spruzzo raggiunse persino il tetto e altri getti di brodaglia sporcavano i nostri nasini e i nostri occhietti. Nel dopocena bussarono ancora alla porta. Erano i Silenti, già ubriachi. I Silenti noooooo! gridammo in coro noi bambini e tentammo la fuga per raggomitolarci subito al buio nelle nostre camerette, ma questo non fu possibile perché il Padre e la Madre ci sbarrarono il passo alzando il dito minacciosi. Allora fummo costretti a dare battaglia. Dietro rudimentali barricate costruite ammassando le sedie e le poltrone del salotto, lanciavamo sassi e altri detriti. Alla fine imbracciammo i nostri piccoli mitra e con una sola raffica li sterminammo tutti.

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