di dario evola –
non è casuale la rimozione di un intero decennio dalla riflessione sugli eventi artistici del contemporaneo. categoria flessibile quella di contemporaneo che si confonde con attuale. l’arte attuale non è contemporanea, almeno quella che si ufficializza e si omologa nel flusso della comunicazione. l’arte attuale, avendo rinunciato ad una aderenza critica alla dimensione del presente, si risolve nel paradigma della comunicazione pubblicitaria, prodotto fra i prodotti del capitalismo estetico. autoreferenziale immagine di immagini compiute, non apre più orizzonti riflessivi, neanche più autoriflessivi. le gallerie sembrano garage vuoti una volta esaurito il rituale del vernissage con prosecco e tartine, la fluidità della comunicazione ne rileva la totale irrilevanza sul presente. lo stesso mondo dell’arte sembra essere evaporato in uno stato gassoso che ne riduce la sostanza all’evento mondano autoreferenziale per un pubblico omologato nello sciame comunicazionario. l’evento artistico, nell’indigenza estetica del presente, si riduce ad occasione, evento per la comunicazione. il teatro, a dispetto di brook di kantor e di carmelo bene, è tornato ad essere mortale. d’altra parte una borghesia meno colta e più ottusa di quella dei decenni precedenti è disposta ad accreditare valori di feticcio ad eventi assimilabili al valore cultuale mediatico. il presente non ammette discussione! proviamo dunque a focalizzare per sdefinizioni, un evento che è passato sotto silenzio dalla compulsiva rievocazione di eventi sostitutiva della proposta culturale ed estetica. quaranta anni fa…!
la settimana della performance, bologna, 1-6 giugno 1977 galleria comunale, a cura di francesca alinovi renato barilli, roberto daolio, deanna farneti, marilena pasquali, franco solmi, angela tosarelli, accade nella bologna del settantasette, anno scomodo da ricordare per il sistema di governo dello scomparso partito comunista italiano, ma anche dei protagonisti di quel movimento per autorimozione. con radio alice, gli indiani metropolitani, l’autonomia operaia e l’autonomia soggettiva, con le pratiche e le aspirazioni libertarie, avevano scavalcato, di un decennio, la militanza organica partitica e del sessantotto. chi scrive è stato testimone oculista (vedi duchamp) dei fatti e dei tempi come matricola del dams diretto da umberto eco. a febbraio di quell’anno erano iniziate le occupazioni dell’università. il 10 febbraio una manifestazione del movimento tenta di dare l’assalto alla federazione del pci in via barberia identificandovi il nemico di classe, e riversandosi quindi sulle vetrine del centro storico. l’8 marzo rituale corteo femminista, l’11 marzo viene ucciso alle spalle da un carabiniere francesco lo russo, a seguito di un tentativo di bloccare la riunione di comunione e liberazione…quello che segue è cronaca-storia: repressione, arresti, chiusura delle università per mesi, i blindati in via zamboni. il 22 settembre convegno internazionale contro la repressione … di fatto fine della storia del settantasette. la settimana della performance di giugno, si colloca temporalmente fra l’11 marzo e il 22 settembre. eppure niente sembra apparentemente implicare l’evento estetico con i fatti temporali che sconvolgono lo stato delle cose. ma la performance come pratica estetica è connessa all’estetica degli anni settanta nelle pratiche di riappropriazione del corpo, di un nuovo rapporto con il pubblico della critica al sistema ella comunicazione e nella ricerca di possibili utilizzazioni dei nuovi media audiovisivi e tecnologici con la soggettività progettuale a partire dal corpo. ii 26 novembre ci sarà una straordinaria nevicata che metaforicamente, “coprirà tutte le cose” … le assemblee a lettere, i portici affollati durante la notte di sacchi a pelo … (ancora non era dilagata la peste delle movide) … ci si incontrava senza facebook e senza telefonini, si telefonava gratis a parigi sabotando i telefoni pubblici o dal telefono della stanza di eco al dams in via guerrazzi… tutto finisce di lì a poco, radio alice, a/traverso (bifo latitante a parigi) …fine della ricreazione dopo il sequestro e l’uccisione aldo moro! franco solmi, allievo di luciano anceschi, dirigeva la galleria comunale nella nuova sede della fiera. aprendo una nuova funzione del museo non solo come contenitore ma come produttore di idee, affida a barilli, alla giovanissima alinovi l’organizzazione di una intera settimana dedicata alla performance. circa 50 artisti, provenienti da tutto il mondo, rimettono in questione la funzione dell‘arte, dei suoi spazi delegati e dello stesso pubblico. la galleria, dopo klein e manzoni (venti anni prima!), non è più un contenitore di quadri appesi a una parete, ma un luogo produttivo esso stesso. il corpo, in quegli anni, è la centralità di ogni istanza: desiderio, energia progetto, non più oggetto soggetto: performare è la parola d’ordine del movimento nelle assemblee, prima che diventasse parola d’ordine dell’economia finanziaria e del marketing del capitalismo estetico. condivisione di una esperienza, comunicazione come azione comune prima che diventasse comunication. sensorialità inedite, istanze ludiche ed espressive a partire dal corpo, nudità contro il fashion e il glamour, un tempo nuovo vissuto come accadimento e come processualità creativa, priva di narrazione e del vincolo quotidiano. davvero time is out of his bound. apoteosi della macchina celibe e di dada. due anni prima harold szeeman a berna aveva ideato la grande mostra macchine celibi, il risultato più sorprendente della modernità, la fine del giudizio di dio e della critica…. un altro harold (rosenberg) aveva postulato la sdefinizione dell’arte attraverso la dematerializzazione dell’oggetto artistico e della messa in questione dei luoghi deputati dell’arte stessa. finalmente il cielo è caduto sulla terra! titolava un numero di a/traverso la rivista ideata da bifo. si accedeva alla galleria dall’ingresso occupato dai corpi nudi come stipiti di marina abramovic e di ulay, il pubblico era costretto a strusciarsi sulla nudità vestita di eros dei due splendidi performers. inutile dirlo, di lì a poco il vice questore fa interrompere l’azione per oltraggio al pudore! lamberto pignotti distribuiva ostie e chewing gum come contenitori di poesia, giordano falzoni organizzava una tenda per corpi come accumulatore orgonico reichiano, charlemagne palestine faceva del corpo strumento per body music, peppino chiari agiva il corpo con il pianoforte “perché le dita son fatte per toccare e accarezzare non solo per suonare” come la passion selon sade di bussotti. de filippi usava slogan la mano non è soltanto l’organo del lavoro ma anche il suo prodotto. c’era laurie anderson con le sue sonorità del tape bow violin inedite, fabrizio plessi e christina kubisch con una performance che utilizzava i primi video e le installazioni di monitors e telecamere. vito acconci con una installazione vocale, luca patella con la sedia eletrica /s’odi. acustica! con la lettura della gazzetta ufficiale. luigi ontani con un tableau vivant nelle vesti di endimione vettor pisani con una controperformance che ironizzava su joseph beuys il coniglio non ama joseph beuys. fabio mauri riproponeva la proiezione sul petto del vangelo secondo matteo di pasolini. fuori dalla galleria all’angolo di via guerrazzi c’è la chiesa sconsacrata di santa lucia, qui hermann nitsch, quasi omonimo del frederich, impostava una azione di sangue, viscere e sgozzamenti (di animali morti) sui corpi nudi con il suo orgy mistery and theater (anni dopo i magazzini criminali passeranno i guai per aver ambientato uno spettacolo nel macello comunale di sant’ arcangelo!) e c’era alla documentazione di una azione di gina pane, ideata un anno prima, con una pallina da ping pong ripresa dalla telecamera, renate bertlmann agiva sulla deflorazione usando tettarelle di gomma nelle dita. e ancora, ricci luchi, mundula, vaccari, cibulka, agnetti, sturli, mesciulam e … tanti altri! e’ tutto documentato nel raro e bellissimo catalogo edito da magdalo mussio per la sua nuova folio di macerata. nello stesso anno a roma simone carella e ulisse benedetti animavano il mitico beat 72, solari, vanzi, barberio corsetti, martone, krypton, perlini, vasilicò percorrevano la strada aperta dalla scrittura scenica di beppe bartolucci… e poi castelporziano… ma è una storia che continua per altre memorie dimenticate…
(in: http://sdefinizioni.altervista.org/sdefinizioni_art_mag/shows.html)