LUXURIA, BAGNASCO E LA TRANSEUCARESTIA
Ai funerali di don Gallo, l’immagine di Vladimiro Guadagno, che pure avendo scelto di chiamarsi col nome di uno dei sette peccati capitali, ostinatamente in coda a guadagnarsi il pasto eucaristico per mano del cardinale Bagnasco (messo davanti al fatto compiuto) suscita in me – ateo – un’impressione tale che mi chiedo se prima di fare la comunione, Luxuria, abbia letto attentamente istruzioni, posologia ed effetti collaterali.
Alfonso Leto. “ORAL”(II vers.) olio su tavola. 2005 |
Dico io, ma con tutti gli dei che ci sono nel mondo, fermo restando che ciascuno può autocotruirsi in kit il suo “personal Jesus”, mandandoselo a prendere da E-Bay, dove si possono acquistare perfino reliquie di santi, è proprio il dio dei cattolici quello per cui Vladimir ha deciso di militare? Ma ne siamo proprio certi? Si, perché quel nome preso in prestito da uno dei sette peccati capitali, mi pare che strida non poco con l’intento religioso. Insomma se aspiri ad accogliere, attraverso le vie gastriche, Gesù nel tuo cuore (questo me lo insegnarono al catechismo le “mie” suore) non puoi chiamarti Luxuria, perdio! O cambi liturgia (e cambi pure officiante che forse è pure meglio) o cambi nome.
Hai voglia di espiare? Espia, Vladimir: per me può anche valere la massima di Rasputin che dice: “Peccate, fratelli, perché senza peccato non c’è espiazione e senza espiazione non c’è assoluzione, dunque peccate più che potete”; ma dico pure che se un sacerdote ha assolto i tuoi “peccati” si è dimenticato di non assolvere il tuo nome che per sua stessa ammissione è la persona fatta peccato e il peccato fatto persona. Qualcosa non ha funzionato nelle procedure, ammettiamolo. Almeno Almodovar nel suo “L’indiscreto fascino del peccato” ha avuto più fantasia a chiamare le inquiete religiose Suor Derelitta, Suor Maltrattata da tutti, Suor Topa, suor Perduta.
Francamente questa insistenza di tanti gay, transgender, e lesbiche, etc. ad accedere ai sacramenti della chiesa cattolica lo trovo un fatto molto curioso, e che per me non depone tanto a favore del loro status e del loro legittimo desiderio religioso (che non m’importa mettere in discussione) bensì della loro pretesa di inventarsi un dio a loro immagine e somiglianza e di andarselo a covare giusto-giusto nel ventre della chiesa cattolica apostolica romana, proprio quella che li ha odiati per duemila anni (se ci mettiamo solo l’era cristiana) fino ai nostri giorni, e trattati come merde, al disotto della sentina da gettare nella Genna, dalla sacra Bibbia fino ad ogni codicillo morale applicato al nuovo Testamento.
Che molti di loro insistano nel delegare proprio la chiesa cattolica a far da tramite “istituzionale” e spirituale con dio e da essa essere per forza riconosciuti lo trovo assai penoso. Così come ho trovato penoso per il senso teologico dell’eucarestia che dalle mani del cardinale Bagnasco un’ostia consacrata sia finita nella bocca di una persona, rispettabilissima quanto si vuole, che pur chiamandosi Vladimiro Guadagno abbia deciso di chiamarsi Luxuria. Le cose sono due: o non c’è più religione oppure avrà ragione Woody Allen quando dice che “Dio è gay e fa l’arredatore”.
Io opto per la seconda ipotesi senza alcun problema, ma quel tuo nome, cara Vladimir Luxuria, – ne converrai con me – se leggi meglio indicazioni, posologia ed effetti collaterali, ti accorgi che è controindicato all’assunzione dell’eucarestia. In nome di Dio, pensaci.
Alfonso Leto