Il periodo più bello, ci confidò, riguardava i giorni in cui scriveva consultando sempre gli stessi due libri cinesi. Che giorni magnifici disse. Potevo inventarmi qualunque cosa, e mai nessuno avrebbe decifrato l’esiguità della mia conoscenza: c’erano ben 176.400 parole diverse in quei soli due libri, sapete, e infiniti possibili anagrammi. In teoria, avrei potuto scrivere un’enormità di libri e cominciando sempre in un modo diverso. Noi, però, sapevamo benissimo che quello era stato il periodo peggiore. Non aveva scritto un solo rigo. La governante Therese gli aveva precluso la biblioteca, e lo nutriva esclusivamente dell’alimento che più gli era nocivo: le patate. (da Auto da Fé, riscritta dalla sottoscritta).