(L’OCCHIAIA. 14.) di Elio Coniglio

   Dal punto in cui mi trovo, la casa, più che vederla, la intuisco. E ciò denuncia una  antica familiarità con questi luoghi. Basta infatti girare l’angolo ed eccola, immersa nella scivolosa luce solare di questa tranquilla mattina tardo-autunnale. Non che la casa sia la mia meta! Durante i miei frequenti calabronaggi non me sono mai imposto una. Però, c’è là, in un angolino in penombra accanto al vecchio portone d’ingresso, una finestrella di un ovale ormai non più perfetto, protetta da una grata rugginosa attraverso cui pendono i rami di un glicine i cui fiori appenappena sbocciati brulicano di formichine operose. E’ il loro viavai frenetico ad affascinarmi. Con sguardo allucinato le seguo zampettando  lungo le innumerevoli scie odorose e mi perdo fra gli ingarbugliatissimi viluppi vegetali…                          
                         

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