L’OROLOGIO DI SABBIA

Nasce una discussione che ha come primo argomento la nostra stupidità di vecchi. (Quasi vecchi, è la parola che abbiamo usato – ma anche quasi giovani sarebbe andato bene). Secondo, il mondo che ha smesso di riconoscerci e che noi non riconosciamo. Tempo ciclico e tempo lineare. La “palingenesi”, a cui, per la verità, crediamo ben poco. La permalosità e il suo esatto contrario, a cui crediamo molto. Terzo, dopo avere stabilito che non ci saranno più un Oriente e un Occidente, che ogni migrazione segue logiche molto meno complesse di quanto non si voglia far credere (svernare per esempio), la domanda più sconfortante: che ne sarà di questo mondo umano fra duecento anni? La freccia (lineare in questo caso) che nessuno può fermare ci condurrà a uno smantellamento fisiologico della realtà per come la percepiamo: sarò solo aumentata e solo cinematografica. Pochissimi individui. Fattrici e banche del seme. Stimiamo un calo della popolazione del 75 per cento. Scomparsa della pastorizia e dell’agricoltura. Niente più industria pesante. Svalutazione dei metalli nobili e estinzione delle specie. Uomini che per la prima volta osserveranno fisicamente le loro stesse osservazioni.

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