“L’orrore non lo vedo in strada” di Francesco Gambaro

L’orrore lo vedo in televisione nella gragnolata di talk-show in cui politici e paraplegicipolitici (cosiddetti giornalisti) indossano la cravatta, questa ghigliottina di altri tempi, senza averne obbligo, tradendo una vanità che è reciproca alla lora specchiabilità seriale. Di occupanti a gettone uno schermo che mai bucheranno per intero ma che ogni giorno bucherellano per elettori famigli, amici tipo il mondo chiuso di fb. Fuori dai set televisivi è difficile incrociare un uomo in cravatta, anche se fischia il vento e urla la bufera. Gli stessi che abitano quotidianamente le televisioni, fuori la tolgono come fosse squillata l’ora della rivoluzione. Le cravatte, questi osceni etamoliti di ignoranza estetica, dell’impoverimento edonistico una volta contrastato, attraverso baffi arditi e scopettoni, dai parlamentari dell’ottocento. Micidiali offese alla vista, più del riporto di Raffaele Lombardo, ex presidente di spennacchiata regione o dello spennacchiato Geremicca Federico che se li tira come avesse un diavolo per capello, le cravatte dei burattini che governano in televisione, sanno di giallo galliani, di celeste gasparri, di verde caldiroli, di rosa fini, di strisce di barchette di fragole cinguettanti, mosse nervosamente dalla mano del conducente per essere esposte perigliosamente al primopiano della telecamera, più delle loro facce conosciute ma cangianti sotto il dominio sussidiario delle loro cravatte. I nostri politici sono tanto cravattari che a Natale, ai loro delfini, consiglieri, succubi, assistenti, camerieri regalano una cravatta. Ogni tanto, sbadatamente, la regalano alla segretaria che se ne approfitta, indossandone una nerosgargiante, meravigliosamente lasca alla gola: per la gioia di chi, in t-shirt, facendo shopping in strada con gli occhi, la incrocia nel riflesso della vetrina. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Portami a ballare un finale diverso (5)
E oggi mi ritrovo a pensare se fu giusto prenderlo quell’aliscafo. E mentre ci penso, ti vedo passare con pantaloni Read more.
LO SCIROCCO (da INSETTI 2002)
lo scirocco è finito il prato si ridistende apre la finestra col calcio del winchester   mi aspettano al largo Read more.
Alla follia di Banvard tutti (2)
I due sconosciuti scorrono le scene del film lievemente sfasati Milano, Venezia, un paesino sul lago di Garda, eccetera. Lo Read more.
Storia di giostrai (4)
Forse le ossessioni non si scelgono, ma sono esse a sceglierti. Forse questa è soltanto una frase a effetto, ma Read more.
monologo esteriore n. 3
tocco la poesia negli intervalli nei ritagli negli scarti e mentre scrivo penso sono il neurone nella testa o la Read more.
SCISTI
di anima e pece, bituminosa e ad alte temperature, penso e stringo la matita tra i denti e, mentre il Read more.
7
sotto la massa trascinata    un verde traente al grigio                                                           sia come risultato di questa suddivisione del flusso Read more.
CAPODANNO
Io sono la cosa. Sono fatto di ferro, plastica, muscoli, pixel, catrame, lacrime, nuvole. Nella tasca destra dei pantaloni nascondo Read more.
BELLOLAMPO
La gente farebbe di tutto per alleviare le ansie altrui. Proprio come il cane di mio zio Alfonso che gratta Read more.