un simbolo di autentica resilienza – e subito la mente gli si accese in un lampadario a nove code – “Resilienza…”, rifletté. “Questa è la parola che mancava.” – Sì, ma che significa?” – nessuno lo sa con esattezza – “Sai com’è, no? L’importante è che se ne parli” – Non fa una piega – un simbolo di resilienza, si diceva – le parole smisero di uscirgli. Tossicchiò – sputacchiò – strizzò gli occhi – poi si diede un tono – pronto a mollare la scoreggia del secolo. – “Mi piacciono i tuoi occhi, sugar. Li trovo… resilienti” – fissati un obiettivo e perseguilo. Non importa quale – resilienza armata, partigiani da tutte le parti – cantiamo una canzone di montagna per ricordare la resilienza dei nostri decrepiti avi – lasciali perdere certi argomenti, senti a me. Hanno bisnipotini litigiosissimi che non aspettano altro – “Giusto. Smettiamola subito” – dopotutto questi sono i frutti di malinconia e rancore. – Pensa al termometro sociale. La colonna del mercurio non è mai stazionaria – “E lo sai perché?”, chiese – È la resilienza del mercurio che si muove in fila indiana tra i febbricitanti – “Capisco.” – Però un analgesico può aiutare – “Hai pensato a un titolo?” – Verrà la resilienza e avrà i tuoi occhi. Che ne pensi? – “Molto abusato” – A proposito di abusi, qui, qui e qui ce ne sono, e continuano a crescere come funghi.” – trovami un solo esemplare di maschio bianco che non sia nato da uova di chioccia resiliente – magari ci occuperemo di loro prima o poi – Al momento comunque non si muove niente, neppure il vento – e mentre lui punta quel suo ditino da segaiolo professionista contro la ferita aperta del problema noi attendiamo l’arrivo dei giorni che metteranno fine alla nostra… com’è che si dice, figliolo?” – “Resilienza, signore.” – Esatto, pupangelo mio – e ora alita sulla superficie e specchiati.