“In passato gli umani furono allevati anche per questo. A tal scopo noi gastrosofi della quinta Roma imperiale crescevamo in vivai segreti cuccioli d’uomo destinati a diventare cibo per raffinati. Giovani imberbi e giovinette dalle carni rosate andavano nudi per gli eleganti collegi progettati appositamente conducendo una vita gaia e inconsapevole, accuditi e preparati unicamente per il fatidico giorno: la caccia; che avveniva pressappoco nella loro preadolescenza. Il rituale prevedeva che il cacciatore arrivasse nel pomeriggio, si purificasse nel tempietto di Giove, scegliesse la preda, la scannasse e ne diventasse padrone. Il tutto dietro lauto compenso che la società esigeva a titolo di risarcimento. Per le spese vive, ci diceva il rettore.” **
* Gastrosofia (o gastronomia intellettuale): nome con il quale si definisce una disciplina che ha come fine la perfetta coniugazione tra gli alimenti, l’arte di cucinarli e il godimento che se ne può trarre; non in termini di nutrimento, quindi, ma di puro piacere assimilabile a quello tratto dalla musica, dall’arte e dall’erotismo.
**Tullio Lauro Paperello, “Damnatio Memoriae”, 182 d.c.