NON FINITO

Dopo gli studi giuridici si dedica con passione alla poesia e alla pittura. Non brillando mai in nessuna delle due, convinto a torto che quella sia la sua strada. Uomo sensibile e determinato, per mezzo secolo rimane nel limbo riuscendo a sfiorare solo di lontano la decenza. Non sempre, infatti, ciò che appassiona coincide con quello per cui si è portati, e lui ne è un esempio. Parla però un ottimo inglese. Consiglia con animo franco gli amici e vince diverse cause civili, anche piuttosto difficili. A settantanni tenta un ultimo, disperato gesto poetico cercando di riscattarsi: spara un colpo di carabina alla moglie mirando alla bocca. La palla, a causa dell’errata inclinazione dell’arma, trapassa il lato sinistro spappolandole completamente la guancia e l’orecchio, ma uscendo miracolosamente attraverso l’osso temporale, lasciando illeso il cervello. Due mesi di ospedale, una dura riabilitazione. La signora resta viva ma perde l’udito e ogni possibilità di contatto con la realtà. Due anni dopo accoltella l’avvocato nel sonno, non prima di aver cosparso di diluenti la casa ed essersi a sua volta cosparsa di tempere e di colori acrilici. E’ il solstizio d’estate. C’è una finestra aperta e il suo sguardo tende a quel buio non finito. Mentre noi scriviamo le nostre cose lei non riesce a sillabarla quella parola: in-fi-ni-to.   

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