ora che (11) – marzo 1980 –

– non ho nessuna difficoltà ad accettare sul mio tavolo il teschio ben ripulito di un cucciolo di dingo

– dopo una sega che è stata sugosa me ne sto vitaminizzato con gli occhi aperti e con la cervogia flottante nella penombra della camera da letto

‘che schifo’

‘la sega?’

‘si, non é la stessa cosa’

‘certo, ma certe volte raggiunge meglio l’obiettivo lo sostengono anche i praticoni’

– alla non convinzione si aggiunge uno stupore misto a offesa vorrei farti una domanda che però non ti faccio

‘me la puoi fare si’

– so che non era una domanda

– voglio dormire un po ma prima me ne faccio un’altra

– sto dormendo faccia all’aria disteso gambe appena divaricate sto passando da un livello a quello successivo dunque non dormo non sono sveglio

– non c’é sonda che possa raggiungermi e io non posso sfiorare nulla di nulla sono nell’iperspazio

– io sono soltanto ‘ora e nient’altro’ e questo é tutta la sostanza comunicativa dell’iperspazio

– detto questo subito senza avere ancora raggiunto il livello che subito segue lo nego ne sveglio ne dormiente posso permettermelo anche se resto faccia all’aria disteso gambe appena divaricate cioè cosi inchiodato

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