ora che (2)

1980

– ora che le torri sono diventate pagliai
– ora che palermo tuttavia teheran serpeggia tra i quartieri di bogotà
– con un colpo leggero apri la finestra e soffi sul grillo che s’é posato sul vetro
– tu porti a lei un libro e lei porta a te un calendario
– ascolti musica al buio da solo e non sai fare altro neppure bere
– la vecchia si trasferisce finalmente in campagna
– pedalando non sei più ciclista e non vai più da nessuna parte
– hai letto tutti i capitoli del suo segno astrale e sai che sta 90′ discosta da te
– la magistratura italiana che conta sta per incrociare le braccia
– i brigatisti smettono di pensare a questo o quel magistrato
– il colore della tua faccia senza nessuna civile o selvaggia ragione
– la tua faccia é magra come la faccia di un’insorta afghana
– la grossolanità ellenistica dei compositori post-stochausen da polvere a quella degli esecutori dei medesimi
– lei in 4 minuti ti telefona 3 volte e fa 2 volte le scale per sapere da te ‘perché’ e alla fine dimentica di chiedertelo e ti lascia in fretta con un lungo sorriso
– sole e nuvole tradiscono nei due sensi tanto la fine dell’inverno quanto l’inizio della primavera

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