Verso le otto, la sera, caliamo il nostro cestello dalla finestra, e il buon cuoco, da sotto, lo carica con la razione ordinaria di paccheri al polpo, o pasticciato di gallina, o spaghettoni al nero di seppia. O almeno: che io sappia è seppia.
Divoriamo quei carboidrati lessi + scarse e rade proteine + oli rappresi e non combusti. Indi ci dedichiamo, fatti i piatti, alla principale nostra attività, che consiste nell’osservare, sdraiati su un fouton celeste, lo spostarsi delle macchie d’umido sul soffitto – a seconda del variare della luce.
A volte cachiamo.
Il lunedì è quaresima (Il ristorante sotto è chiuso, di lunedì). (Ma il paniere lo caliamo lo stesso, non si sa mai. Una volta uno che passava, ignaro e mosso a pena, mi ci infilò un Kinder Brioss al totano. Guarda te. Mi commosse).