inversione anàstrofe ipèrbato sìnchisi
i suoi turbamenti sintattici sulla rosa dei venti
all’ora di cena con l’arrosto che sfrigola
la tovaglia lo stappo la candela
il libro aperto sul piatto gremito
letto random con voce argentina
e più che di cibo è fame
d’occhi di sguardi del turgore
sotto il grembiule che cela
la maglia candida a perline
mentre l’aroma di cocco fiammeggia
dal collo d’avorio dai capelli
listati dal polso ornato
tu non sai oh non sai
il fosco che cala allo stacco
niente spazio dovrò adeguarmi
al tuo poco al tuo nulla
cambiar nome partito città
svegliarmi con altri pensieri dal tuo
archiviare dismettere scordare
ma intanto la litote
dimmi se ti piace l’enjambement
fortissimo tra strofa e strofa
quasi uno scavalcamento ardito
le toniche vedi? son tutte in a
come il tuo nome
in caso di pioggia ti scorto
fino alla piccola rocca dove mi sembra
che so? di sposarti entrarti dentro