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Qui a Salina è diverso da quando negli anni ’70 andavo da solo o con gli amici. Proprio a Malfa nel luogo selvaggio circondato da ruderi dei depositi cadenti dei pescatori hanno orchestrato ristori ombrelloni e materassini. Hanno persino piallato i ciotoloni sagomando sentieri e scale d’accesso. Il posto comunque è sempre bello e si scende a mare:
Caute file si appropinquano instabili all’acqua in esercizio teutoniche incremate su i ciotoloni tuffi attempati lavacri fischio bagnino censore dei rocciatori a picco nell’ acqua bassa materassi equilibri vulcanizzati pinne in talco spatolano schiumano tra glutei svettanti bracciate in sincrono e metro d’onda viscose tortile al vento sete in fuga d’ombra slacciate le stuoie apparecchiati ricambi ombrelloni e bandane tuniche allacciati retini scugnizzi ci rilassa l’occhialuta militanza padri figli nipoti famigli sub a gran pescato di meduse caccia e palmizi grasse inflorescenze esotico bronzina digita agile sul display e poi cancella