Solitario contemplavo i colori dell’estate. Quando la polvere sulle finestre si deposita. Un despota che richiama l’occhio. Pulves es, pulves revertitur. Abitavamo in periferia. Il boschetto riempiva di sinistra atmosfera la notte. La lampada accesa, leggevo qualcosa. Non ricordo. La mia ricorrente paura, vedere passare uomini incappucciati di bianco lungo la via. La mia camera affacciava sulla strada. Anche ora, che sono lontano, nella solitudine contemplo i colori dell’estate.
(da “di fantasmi e stasi. transizioni.” Arcipelago Itaca Edizioni, 2017) su autorizzazione dell’Autore