Lo osservavo a lungo (e avevo facile gioco: quando studiava il copione ne era totalmente assorbito, nulla e nessuno esisteva intorno a lui).
Credevo di capirne i silenzi (di carpirli), il suo lavoro a togliere, scarnificare, ridurre. Pensa: rasciugare, scartavetrare, drenare i testi che sarebbero stati trasmessi in radio – pensavo: le rughe del suo volto erano quegli scavi nel linguaggio che portavano al silenzio. E il silenzio non era il risultato dell’assurdo, come scrivevano i cronisti semianalfabeti. Il silenzio in radio: vertice della sua significanza.