STRALCI DI MAIL DA FRANCESCO AD ALFONSO 2

STRALCI DI MAIL
da Francesco ad Alfonso
(2008)

Nca comu finiu. finiu bonu. la signora ci l’avissi aviri avuto u ‘bruoru. W L’Immaginazione. I
la vostra monstra, comu finiu?
Scappu picchì a me mugghieri maria ci stannu accumunciannu i dulura. Cicciu Sarbaturi
(3 marzo 2008)

cioè: l’aereoplano di carta di libri l’hai costruito o no?
cioé: se invece della pasta cu i sicci ci manciassimu a pasta cu petroliu?
cioé: u risturanti è chiddu d’;antonio.
ANCORA LA CHIAMANO TIPOGRAFIA MERCEDE’S
si può volare
svolazzare come una tovaglia
cadere senza casco
mio trasvolatore
mio stecchino del rimpianto
mia mollica trattata dalle pollice e dalle indece
foco della astinenza fecale
(3 marzo 2008)

allarghiamoci invece viva la panza e le natiche che si arrampicano sui reni i tedeschi
poveracci ne hanno solo uno noi buttiamoci sul tre.
se ti colleghi a-theatre vorrei un parere sull’appena restituito alla libertà luigi rigoni che mi
legge riconoscente e sulla famiglia gambaro.
brindiamo al mare che in questi giorni ci unisce.
(4 aprile 2008)

scusa
ma ho dovuto sparare a due vicini buzzurri qui tra le angiosperme tusane, scannare
quattro porci per la rabbia, ingollarmi otto galline vive per il piacere di pisciarle anziché
cacarle, dunque, tu mi perdonerai questi cinque minuti di ritardo. a proposito, guardati
quello che mi sta sulle scarpe. anzi che mi stava, perché adesso sono a palermo e ho
davanti la vostra nevicata foto poggiata al computer.
El Retardatario
(16 aprile 2008)

ma se era questo perché mi ci hai cambiato titolo? se era questo, di cui ti allego la pagina,
confermami che non hai ricevuto il numero e riconfermami l’indirizzo che lunedì me la vedo
io con la solerte segretaria di redazione. a proposito, ma perché in redazione ci sono solo
segretarie? perché la mia direttrice si fa chiamare direttore (dalla sua segretaria) e la
segretaria resta segretaria? oggi albertazzi giorgio (non la professoressa, il maestrino) ha
sostenuto che la televisione indugia troppo sui particolari perché fondamentalmente non si
vuole fare più ascoltare. che c’entra un primo piano sull’occhio della maraini mentre sta
parlando (chiede). così ti invio l’occhio di mia figlia gea-allergico-primaverile che parla
anche se sta zitto.
(19 aprile 2008)

barba e capelli? sarebbe come appena usciti dal barbiere, ben serviti e impomatati,
rientrassimo immantinente a chiedergli, barba e capelli per favore. certo azione dadaista

alla soupoult che entrava in gioielleria a chiedere un paio di quelle scarpine d’argento
come quelle della vetrina ma della misura dei miei piedi. e comunque tu sei quel gioielliere
che ci ha accontentati e adesso non ce le toglieremo più dai nostri.
(30 aprile 2008)

 

UNO STATO DI DISGRAZIA
scolaresche a villa d’orleans
mi sfuggono le filastrocche
le gridate fionde delle maestre
il coro dei bambini
silenzio silenzio silenzio
giù risate

si dicono cose e si pensano ineffabili
il mio amico bellunese scrive che blu è
il volo dell’invisibile che diventa visibile
si dicono cose e si pensano ultime
perché sono io a dirle in uno stato di disgrazia
allora dico e penso in uno stato di disgrazia
che non possono stendermi pensieri ineffabili

stati di disgrazia mi riconducono al capolavoro di un’erezione
all’innamoramento contagiato da un membro floscio
allo sguardo disturbato di uno strabico

dai problemi della ricezione televisiva
alle onde virtuali il passo è breve
quelle poi mesmerizzano l’immagine
la fanno vera nella distorsione e imprevedibile
disturbativa di ogni forma di poltronismo
schermi al plasma non allucinogeni ma abbaglianti
non virili ma cancerogeni
una volta avevo la cornea
una volta avevo il lobo di dio
una volta al posto dello scroto grattavo la roccia
e mi cadevano gli occhiali dal piacere
ma il mondo ricomincia

dal momento in cui mi sono caduti gli occhiali
non ho più  visto gli occhiali
li cerco pure in testa non ce l’ho neppure in testa
avevo una sigaretta in mano
ora neppure la mano
adesso devo stare attento che non finiscano in un occhio
non avendo rinunciato a fare finta di vedere
se nego che lo faccio
non posso essere perdonato perché ho il dubbio
che da qualche parte il dubbio sia passato
(5 ottobre 2008)

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