Era notte nell’armadio, notte nel garage, notte sul rettilineo che costeggia l’oceano, ma
ancora più notte era nel folto palmeto e più notte ancora, nottissima, nella spiaggia
immensa dove il mare rovesciava le sue onde nere. Era notte quando seppellimmo il
calamaro gigante che si era arenato lì vicino. L’aria sapeva di sale marcio e un umido
oscuro si appiccicava sulla pelle nuda. Qualcuno tossiva per il troppo caldo. Scavammo
una fossa nella sabbia e vi adagiammo il calamaro ripiegando per lungo accanto al
cadavere quei tentacoli flaccidi che sembravano trecce di donna. Mentre il mare si
lamentava, riversammo nella fossa badilate e badilate di buio.