SULLE RIVE DEL TONTO (25)

Mi alzo dalla sedia, afferro al volo il boccale, mando giù duetre sorsate di rossa e mi precipito alla finestra: giù in strada, silenziosissimi, degli sconosciuti in gessato seguono passo passo un grossa valigia stretta tra due lasche croci di spago che incespica scivola sbanda sui traballanti balatoni panormiti… “Ma quella lì non è la valigia piena di giorni che di solito ti tiri dietro?” chiedo a Francesco da ore intento a trascrivere su un notes le parole che Tà, sdraiato sul letto in pigiama, riversa dentro la cornetta di un telefono a cui mancano i tu-tu-tu-. Ma già, preceduta da tre adolescenti che fanno rullare dei grandi tamburi, una folla di bipedi festosi invade la via e, sbalordendomi non poco, alti sopra i tetti delle case di fronte sbocciano scoppiettando i fiori luminosi di un fuoco d’artificio. Giro le spalle a Francesco e a Tà più interessati a discordare sul contenuto della valigia e esco all’esterno quand’ormai gli ultimi sfavillii pirotecnici avvizzendo, a gruppetti più o meno compatti, si disperdono sotto forma di cotonose nuvolette nel cielo zaffirino…

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