SULLE RIVE DEL TONTO (42)

Non so perché, senza scambiarci un solo cenno d’intesa, ci accodiamo alle formiche intruppate lungo un sentiero che, inbruscolandosi fra cespugli punteggiati di bacche succose, ci trascina dentro i boschi della Quisquina schitarranti, specie in questa stagione, di cicale. E certo, il nero del mirto, tendente al bluastro per la pruina, non rassicura quanto il blu settembrino del cielo seppure velato da pigri sfilacci di nuvole e scorto da qui sotto e solo di sfuggita attraverso le fronde ciarliere degli alberi;- ed è vero, fanno male e bruciano a lungo le spine ricurve dei rovi quando a tradimento s’appizzano alle caviglie o ai polpacci;- e sfregia le mani la disa sempreverde se, distratto da un inciampo, nel perdere l’equilibrio t’aggrappi d’istinto alle sue foglie taglienti vorticanti ad ogni sbuffo di vento… – ma l’animo di noi tutti è sereno e l’Occhio già spazia nel lontano…

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