In uno di quei giorni in cui il tempo è particolarmente depresso (umidità 70 per cento, probabilità di pioggia 90, pressione atmosferica 990, vento da ovest-nord-ovest a 58 chilometri orari) ci arriva una visita inaspettata. E’ pomeriggio tardi e nella propria casa si è talmente sole che fa piacere intravedere un volto dietro la finestra che bussa per entrare. Ma se dapprima la circostanza risolleva il nostro umore – accomodatevi, accomodatevi, non facciamo che dire, e siamo sincere in quel momento – molto presto ci sprofonda nella disperazione. Non so se avete mai vissuto un’esperienza cacotopica – racconta il porcellino d’india cresciuto da Caterina (un fratello praticamente): si tratta di scenari ipotetici, nemmeno tanto rari, in cui la nostra esistenza viene esasperata al punto da diventare l’opposto di quello che abbiamo immaginato: indesiderabile e spaventosa. Scenari che, tra i più angoscianti, prevedono anche un blocco irreversibile del tempo ma nella forbice di mezzo minuto: qui, nel nostro caso, la visitatrice si è fermata nell’atto di posare la borsetta e sedersi sulla poltrona, mezzo minuto appunto, restando per sempre né seduta né in piedi; lei, mentre tenta di andare a prendere un bicchiere d’acqua, bloccata per l’eternità in quei trenta secondi che separano il salotto dalla cucina.