UNA FOTOGRAFIA SCOMPOSTA DI PICASSO

quel che resta non resta è vago dissolvimento di feci di sangue dal sifone del gabinetto urla chiuse la memoria non salva quel che resta perché nemmeno una stupida parola resta ricordo o lapide o piuma di rosa un autobus perso il telefono che non prende quel che non resta è immobile inamovibile aperitivo fotografico per fingersi in quel che resta non si resta si brucia in tempo prima di sciogliersi in rutto in zoppia d’ammalato prima di lasciarsi quel che non resta taglia si frantuma in codici si masturba in volo volendo e non dolendo accanto alla statua desiderata che non ha pelle né volto ma stringe la mano sulla coscia e non scompare alla veglia dunque nel sordido treno del tempo un cane ubriacone un rosso filato comprato alla fiera nella inutile speranza della sapienza che non appartiene agli uomini ma ai cani e che spesso li accascia dentro l’angolo oscuro di una cambusa e poi risolleva come un’onda esuberante nella camera bianca senza profumo del corpo che all’alba non rivedrà altra alba

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