Non sono riuscito a capire, da scienziato, dove nel corpo abbia residenza il mostro che in noi divora ogni sapienza, come un piacevole tavolo di lavagna affiliato ad amabili commensali tracci l’oscura nascita del male, perché se siamo tutti venuti dalla medesima terra, calpestata dalla furia delle scarpe, la medesima non rigetti e vomiti il suo dispiacere, dispiacersi è brutto quando ci sinnamora del male, del brutto e dell’imperfetto infinito del cielo, suonando sulla tastiera come su uno stupido perfetto cielo stellato, continuando a testarsi senza avere in oggetto un progetto, pensando e non pensando che in fondo vivendo si pensa e ci si pensa, grattandosi per eliminare la rabbia o mettendo da parte i ricordi individuabili, con la torcia accesa chi trova la sua luce nella luce?
“Mercanti, banchieri, avvocati, ingegneri, cocchieri, non siete che polvere di rotti bicchieri, di cui faremo carta vetrata per sfregiare la faccia dei nostri irricordabili ricordi di ieri!” Antonio Delfini, Poesie della fine del mondo