dirlo velocemente, come lingua chiede, all’udire di segni della città o di cane
dolorosa, o di mio proprio orecchio il suono ultimo
E’ una domanda e resterà per sempre
che sono? cos’è
segnali percepiti del vivere
eccoti al bordo della città, quartieri residenziali, si dice
allontanandoti per scelta dal quotidiano
Tutti gli sforzi per essere e poi darsi le risposte
c’è sofferenza, da dove viene? C’è il desiderio
sì, risposte, ma anche soltanto parole
fissate, non contano presto più nulla.
Nel pieno dell’essere – identico – eccoti con l’ansia – vergogna dell’avventura
il gusto del mai provato ancora, amore radicale
quanti piccoli desideri, e al fondo
che sono, cos’è?
O sono nel sogno, un ragazzino sulla strada, tua madre vicina, complice
tu per sempre segnato da colpa orrenda. Quale animo hai ucciso, quale gioia bambina
niente più futuro, aspettative, desideri… No, questo invece:
guardare il gradino senza pensare alla casa.
Ma quello che mi insegni, perchè non lasciarlo dov’è
e stare qui con te, con me
Un pò di mal di testa, mi sfugge la domanda, l’essenza
avverso al chiedere, non abbastanza allo stare
quel ragazzino biondo del sogno è morto. Eri tu, forse?
E’ forse qualcosa da capire? Senza semplificazione, con piena volontà
cos’è questo? E quest’altro?
Pensieri pratici, riparare la macchina